Dissociazione tra zuccheri e proteine
Secondo alcuni autori la dissociazione tra zuccheri e proteine non va bene per tutti, ad esempio è sconsigliata ai soggetti che siano troppo magri, sottopeso e dispeptici in quanto con apporto adeguato di carboidrati possono aiutare a regolare il metabolismo delle proteine e a scomporle nel fegato che è il nostro laboratorio che usa gli zuccheri come carburante.
In condizioni adeguate anche la dottoressa Kousmine prevedeva pranzi composti da ¼ di cereali ¼ di verdure cotte ¼ di verdure crude e una proteina pur privilegiando l’associazione amido forte-proteina debole e viceversa.
Questo ci indica quindi di non estremizzare modelli rigidi.
Discorso a parte è quello sui latticini.
A questo proposito si è già detto senz’altro tutto ed il contrario di tutto, per la medicina ufficiale il fabbisogno giornaliero di calcio è stimato di 1 gr. al giorno ricavabile esclusivamente dai prodotti caseari, mentre moltissimi sostenitori della medicina naturale ritengono che tale calcio non sia assorbibile dall’organismo in quanto complessato con la caseina, mentre l’abuso di latticini comporti a sua volta un ulteriore aumento proteico e quindi acido responsabile in definitiva dell’osteoporosi per il consumo dei sistemi tampone del corpo e per alto contenuto di fosforo rispetto al calcio che ne altera la fissazione.
A questo riguardo è indubbio che l’uso e soprattutto l’abuso di latticini sia tipico dei paesi industrializzati, dove per altro è più diffuso anche il problema dell’osteoporosi.
Si ritiene a questo punto, che ad esempio nel caso dei contadini, che vivevano o vivono cibandosi in maniera minore di cibi proteici ed utilizzando latte di mucche pascolanti che mangiano erbe purificanti per reni e fegato e non con abuso di antibiotici pesticidi e antiparassitari, il consumo di latticini possa essere anche accettabile ma anche in questo caso non bisogna mai perdere di vista l’individualità della persona.
Si parla anche molto della riduzione nel consumo di grassi saturi.
I grassi tuttavia non vanno demonizzati e neanche aboliti, il nostro organismo ha bisogno dell’apporto esogeno di acidi grassi di qualità che risultano essenziali, delle vitamine liposolubili che proprio da essi sono veicolati come anche di quantità adeguate di colesterolo per la sintesi di ormoni steroidei sia ovarici che surrenalici, per la bile e la lubrificazione della pelle.
Come punto di riferimento alcuni considerano adeguato un apporto del 15-25% di grassi rispetto alle calorie introdotte ovvero circa 1 Gr. per Kg. di peso ideale di cui ¼ di grassi saturi, ¼ di monosaturi e 2/4 polinsaturi.
Deve essere limitato l’uso di grassi “nascosti” e di origine incerta, privilegiando grassi contenuti in un ottimo olio extravergine di oliva spremuto a freddo, eventualmente alternato con oli di semi biologici per l’apporto di grassi polinsaturi non dimenticando i grassi del pesce con la presenza di omega 3 e 6.
Naturalmente in tutto questo bisogna ricordare di adeguare i consumi e la quantità di carboidrati.
La quantità di carboidrati deve essere calibrata in funzione dell’attività fisica e lavorativa in quanto l’eccesso viene convertito dal fegato in grasso.
Tuttavia non è consigliabile scendere al di sotto del 50% di calorie totali introdotte, se non si introducono carboidrati in poche ore si esaurisce il deposito di glicogeno del fegato che garantisce livelli normali di glicemia e si riduce prima di tutto l’efficienza del sistema nervoso perché il cervello ha bisogno di un minimo di glucosi che comunque può essere spaccato anche dai grassi e poi anche il glicogeno muscolare ha la sua importanza, anche perché l’organismo alla ricerca di glucosio smonta le proteine dei muscoli.
A questo proposito alcuni consigliano di non far passare periodi troppo lunghi senza assumere un po’ di proteine e carboidrati.
Inoltre abolire i carboidrati causa un calo del triptofano, precursore della serotonina creando quadri di depressione , ansia, impazienza, alterazione dell’umore tipici di alcune diete.
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